PIANTE DA INTERNO

Le piante da interno non sono tutte uguali. Impara a scegliere, abbinare e curare il verde per la casa e ti ripagherà facendoti compagnia per molto tempo a venire.

Le cosiddette piante da interno sono una tipologia di essenze sempreverdi che bene si adattano a crescere tra le mura domestiche. Oltre ad avere effetti benefici sulla psiche, le piante in casa riducono l’inquinamento e intercettano quei composti organici volatili nocivi per la salute umana (come la formaldeide) presenti ad esempio nei mobili e nei muri dei nostri appartamenti sotto forma di vernici e solventi.

Piante tropicali
Proviamo a tracciare un identikit della tipica pianta da appartamento: è una pianta tropicale o semi-tropicale, sempreverde, si distingue per la lucidità del fogliame, gradisce l’umidità ma non il ristagno idrico, non sopravvive all’aperto per via del gelo invernale e non tollera la luce diretta del sole.

Nei loro paesi di origine, le piante tropicali crescono libere in fitte foreste primarie, sfruttando la poca luce che filtra (al di sotto del 10% del totale) tra le chiome degli alberi sovrastanti. Quanto detto vale in linea generale per tutte le piante da interno, ma come vedremo alcune specie gradiscono una luce più intensa o un tasso di umidità maggiore di altre oppure soffrono particolarmente l’aria fredda.


Come scegliere le piante da appartamento

Quando parliamo di verde per la casa dovremmo pensare all’ambiente in cui vorremmo inserirlo – anche le piante da appartamento hanno necessità differenti – e farci alcune domande: è un ambiente umido o secco? Ci sono sbalzi di temperatura? C’è tanta luce? E per quante ore?

Lo Spathiphyllum wallisii, ad esempio, gradisce molta umidità, quindi è un’essenza che potrebbe crescere bene in bagno. Se la casa non ha sbalzi termici ed è poco illuminata, tutte le marantacee (come la Calathea ornata) potrebbero essere la risposta giusta alla nostra voglia di verde in casa.

Al contrario, in un salotto molto luminoso e con il vaso giusto, poche piante diventano statuarie e imponenti come il Ficus benjamina. Un alberello per ambienti ombrosi? Considera seriamente la Kentia forsteriana, palma scenografica che sopravvive con poca luce superando comunque i due metri di altezza.

Dove mettere le piante da interno ricadenti
Ogni mensola, ripiano, scaffale di libreria posto a una certa altezza può diventare una base d’appoggio per piante da interno ricadenti. Allo stesso modo, un gancio libero sul soffitto è l’ideale per appendere un basket. Tre piante che assolvono bene al ruolo di ricadenti:


Senecio rowleyanus, o pianta del rosario per via delle strisce di perle che sembrano tanti grani di un rosario;
Philodendron scandens, con fusti sottili e foglie cuoriformi capaci di ricadere in modo aggraziato anche per un paio di metri;
Chlorophytum comosum, pianta dalle foglie verdi allungate e marginate di bianco. Molto affidabile, è chiamato dagli anglosassoni Spider plant perché ‘lancia’ in basso nuovi ciuffetti che sembrano tanti ragnetti legati alla pianta madre.

Preferisci le piante rampicanti? Anche qui hai a disposizione dei veri campioni, come la Monstera deliciosa o il Pothos aurea, perfetta per androni e soffitti altissimi (in natura si arrampica per decine di metri) ma devi prevedere un percorso al contrario, con un grande vaso poggiato a terra e supporti che permettano alla pianta di esprimersi in altezza.

Curare le piante da interno
La posizione ideale per le piante da interno è mediamente a un paio di metri dalle finestre, meglio se addossate strategicamente a un muro oppure in un angolo, in modo che non prendano luce solare diretta. Indovinata la posizione, la gestione dell’acqua è un argomento molto più delicato. Come già detto, le piante da appartamento temono i ristagni; l’eccessiva irrigazione è la causa principale di marciume radicale e conseguente dipartita della pianta. Tuttavia, le piante tropicali prosperano in presenza di un’elevata umidità ambientale, almeno del 60%.

Poca acqua ma molta umidità, come far coesistere queste due esigenze? Innanzitutto bisogna standardizzare le bagnature: costanti, non molto frequenti (circa una volta a settimana, a seconda della stagione) ma profonde; l’ideale è raccogliere l’acqua nel lavandino e immergere completamente il vaso per qualche minuto, in modo che “beva” in abbondanza, e poi far scolare l’acqua in eccesso. Invece puoi alzare il tasso di umidità intorno alla pianta agendo dal basso: prendi un sottovaso alto almeno 5 cm, riempilo di palline di argilla espansa e poi aggiungi acqua fino a raso. Quindi appoggia sopra il vaso con la pianta da interno: con questo sistema la pianta beneficia sempre di un po’ di umidità di risalita, ma non soffre di ristagno radicale.

Quando annaffiare le piante da interno
Come faccio a capire se la mia pianta da interno è a posto con l’acqua oppure ha sete? Puoi toccare di frequente il terriccio per renderti conto ma l’osservazione quotidiana è lo strumento più affidabile che hai a disposizione. Dopo poche settimane di studio potrai capire le loro esigenze al primo sguardo: se le foglie sono turgide, la pianta è ben idratata. Se, viceversa, le foglie sono “tristi” e tendono a ritirarsi significa che la pianta è in crisi e ha chiuso gli stomi per trattenere l’umidità: insomma, devi bagnarla, e al più presto.

Mettere fuori le piante da interno
Sul tuo terrazzo, o nel tuo giardino, non mancano posizioni riparate e a mezz’ombra? Molto bene: in tarda primavera puoi portare le tue piante da interno preferite fuori dalle mura domestiche. Con poche attenzioni, un po’ di concime e le giuste innaffiature, all’aria aperta le tue creature verdi diverranno esemplari splendidi nel giro di qualche mese… quando sarà ora di riportarle in casa.

(Images: The Flower Council of Holland)

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